martedì 15 novembre 2016

Goccia dopo goccia (riflessioni a freddo sulla vittoria di Trump)

La vittoria di Trump non poteva passare inosservata neanche qui, su un blog apparentemente scollegato dalle questioni politiche come quello di Madre Snaturata. 

Sinceramente condivido l'opinione di un amico bene informato sui fatti, che ha detto: "Trump non è il problema. Il mondo ha la febbre, e Trump è semplicemente il termometro che segna 40°". Ma c'è un altro elemento che mi ha distrutto più di qualsiasi altro in questa vittoria elettorale: 

la vittoria di Trump è la vittoria dei bulli. 

Quando andavamo a scuola e tutti ci prendevano in giro ci consolavamo pensando che, un giorno, i ruoli si sarebbero invertiti: noi saremmo stati persone intelligenti, istruite e di successo e i deficienti che ci prendevano in giro (quando si limitavano a prendere in giro) avrebbero vissuto vite meschine e infelici. "Le cose miglioreranno", era il nostro mantra, proprio come il motto "it gets better" che ha salvato chissà quante vite dal suicidio. E, per un po', le cose sono davvero migliorate. 

Guardando intorno a me i miei amici - tutti più o meno nerd sfigati come me - ora vedo persone di successo, amate e rispettate, con ottimi lavori e belle famiglie. Gente che ha avuto il coraggio di fare, magari, scelte poco convenzionali, ma che ne ha colto i frutti con il tempo. Ero felice, appagata. 

Poi è arrivato il Brexit a rompermi le uova nel paniere. Non tanto la questione politica in sé e per sé, ma il rigurgito di odio verso gli immigrati e in generale i diversi che si è portato dietro. Inglesi, il popolo nella mente di tutti più freddo e diplomatico, che all'improvviso trascina gente giù dalle metropolitane, insulta la gente per strada e scrive biglietti minatori contro la minoranza polacca.  

Paura. Quella vera. Anche perché, come qualsiasi italiano, conosco minimo tre o quattro persone che si stanno guadagnando il pane oltre Manica. Poi però la cosa si è sgonfiata, o perlomeno così è sembrato, e si è tornati tutti alle nostre vite quotidiane. 

Ora, la vittoria di Trump si porta dietro un nuovo rigurgito anti-immigrati, anti-LGBT+, anti-chiunque-sia-diverso-da-me. Con la differenza che gli inglesi non hanno armi, gli americani sì. Quanto tempo passerà prima che qualcuno si pigli una pallottola? Oh, scusate, è già successo? Ottimo.

Io, per carattere, non sono una che si getta a corpo morto nelle cose. Che Madre Snaturata sarei, se no? Schierarsi costa fatica, per la miseria. Però a sentire che la vittoria di Trump ha portato ad un'esplosione di atti di bullismo in tutta la nazione mi si gela il sangue nelle vene. 

Questi sono bambini, per la miseria. Gente neanche maggiorenne. Bambini di sei, otto, dieci anni che urlano insulti ai propri compagni di banco o li salutano perchè "verranno deportati". E non possiamo fargliene una colpa: agiscono in base a quello che gli adulti gli hanno insegnato, sia con il loro esempio che con la loro inerzia.

E noi, cosa possiamo fare? Noi genitori snaturati, noi che tentiamo di fare del nostro meglio tutti i giorni e quasi mai ci riusciamo? Che esempio possiamo essere, noi? Stiamo semplicemente crescendo la prossima generazione di vittime? Mio figlio sarà il ragazzino che tornerà da scuola con l'occhio nero o piangendo perchè i compagni gli hanno dato del frocio? 

Dobbiamo insegnare ai nostri figli a difendersi, ma non a soverchiare. A giudicarsi con imparzialità, indulgenza e oggettività. A mettersi nei panni degli altri, a provare empatia, a difendere quelli che non riescono o non possono difendersi da soli. 

Be', buona fortuna. Io mi sento debole e inadeguata solo a scriverle, certe cose. Voglio dire, alcune cose non le ho ancora imparate io a trent'anni, porca miseria. 

Uh, mi sembrava strano essere riuscita a finire un post senza volgarità. 

E allora, cosa possiamo fare? Io, nel mio piccolo, uso la musica. I bambini adorano la musica. Ascolterebbero le stesse canzoncine dello Zecchino d'Oro venti volte di fila. Be' io, nella playlist di mio figlio, accanto a "Il coccodrillo come fa" e "Il gatto puzzolone", ho aggiunto "Nemico Amico" e "Goccia dopo goccia". Qualcuno dirà che non serve a niente, ma goccia dopo goccia...

martedì 27 settembre 2016

Io le Mamme Perfette le odio. Ma sul serio.

Parlo di quelle che hanno sempre la soluzione, quelle che sanno sempre cosa fare, e mica elargiscono consigli, ma va'. Quelle che elargiscono sono delle semplici Mamme Imperfette che vogliono passare per fighe. Le Mamme Perfette sono quelle che ti guardano con aria di superiorità mentre tuo figlio sta gattonando tra le sdraio ingozzandosi di sabbia e se ne escono con "Agilulfo a dieci mesi già camminava." Grazia e Graziella le vedo già, l'amica loro dove sta? 

Oppure sei al supermercato, stai cercando di fare la spesa e, nel contempo, evitare che il tuo pargolo tiri giù la roba dagli scaffali: loro si materializzano, il bambino addormentato placidamente nella fascia (le Mamme Perfette usano sempre la fascia) e sentenziano: "Il mio Tancredi Galeazzo dorme sempre quando faccio la spesa". Poi si offendono se cerchi di ucciderle a colpi di spigola surgelata. 

Il problema è che hanno ragione: i Bambini Perfetti esistono. Ne è la prova vivente la bimba della mia amica Chiara che, con mia enorme invidia, a tre mesi mangia, dorme anche otto ore di fila e per il resto del tempo se ne sta sdraiata placidamente nella sua sdraietta, senza emettere il benché minimo suono di protesta. Roba che, se avessi cercato di fare io la stessa cosa con il Coso(TM) alla stessa età, dopo dieci minuti di sdraietta mi arrivava direttamente la polizia in casa dagli strilli che piantava. Ah, e di metterlo nella fascia per i primi sei mesi di vita non se n'è parlato neanche per un secondo, solo nel marsupio e solo per brevissimi periodi. 

Per fortuna le mamme sagge, come Chiara, si accorgono della fortuna che hanno avuto e hanno il buon gusto di stare zitte. Le Mamme Perfette no. Loro sprizzano orgoglio da tutti i pori e non si premurano di nasconderlo, facendo affermazioni del tipo "Eh sì, dicono che quando l'ambiente familiare è sano i bambini crescono tranquilli" - ovviamente sottintendendo che, per meritarti la piccola peste che hai, devi per forza aver fatto qualcosa di male. Morissi. Eh? No, scusate, è stato un lapsus. 

Care le mie [censura] del [censura], i vostri [censura] di consigli ve li potete mettere nel [censura]. E no, questo non era un lapsus. Abbiate pietà di noi povere sventurate che non riusciamo nemmeno a fare la pipì senza avere il pubblico e piantatela di elargire consigli non richiesti. E basta con sta posa dell'essere perfette 24/7: i bambini crescono anche e soprattutto grazie ai nostri errori, alle nostre incertezze e alle nostre imperfezioni. Altrimenti cosa farete la prima volta che il vostro adorato, perfetto pargolo farà qualcosa di sbagliato? Suvvia. Concediamoci, e concediamo ai nostri figli, il lusso di sbagliare. 

lunedì 12 settembre 2016

Nascita di una madre

Quando è incinta, o ancora prima di rimanerlo, o perfino quando non ha ancora deciso se e quando avere dei figli, la domanda che ogni donna si pone è sempre la stessa:

"Come cambierà la mia vita quando sarò mamma?"

Oppure, che è una variante ma ha più o meno lo stesso significato:

"Come sarò quando sarò mamma?"

Anch'io, quand'ero incinta, cercavo di figurarmi come sarebbe stata la mia vita "dopo", e mi facevano incazzare quelle mamme che mi dicevano "Eh, sarà diverso..."

Diverso come, mannaggiatté? Meglio, peggio?

"Eh... diverso."

Le odiavo. Palesemente sapevano qualcosa che a me sfuggiva, eppure rifiutavano di rendermi partecipe del mistero.

Poi è nato mio figlio, e la mia vita è cambiata. E adesso capisco cosa intendevano con: "Eh... diversa."

Intendevano dire: non lo so. Ogni donna ha un'esperienza completamente diversa della maternità. Ci sono donne perfettamente sane di mente che con la maternità all'improvviso impazziscono così come ci sono donne su cui non avresti scommesso mezza lira che si rivelano delle madri attente e amorevoli. Poi ci sono quelle normali che rimangono normali, e sono la maggior parte, ma tutte le donne attraversano una più o meno brusca e traumatica trasformazione quando diventano mamme. Lo sapeva bene Daniel Stern, quando parlava di "Nascita di una madre" (titolo del suo libro più famoso).

Lo stesso concetto lo ha espresso, con la sua consueta genialità, il fumettista Quino tramite la sua terribile Mafalda:


(Traduzione: "Ma... perchè devo farlo?" "Perchè te lo dico io che sono tua madre!" "Se è questione di titoli io sono tua figlia!" "E ci siamo diplomate lo stesso giorno! O no?!")

Voi e i vostri figli vi diplomate lo stesso giorno. Per dirla con Stern, ogni madre partorisce sé stessa nel momento in cui partorisce il proprio figlio.

Quindi, care le mie mamme ansiose, come sarete quando nascerà vostro figlio? Nessuno lo sa. Non lui, non voi, non vostra madre o vostro marito, nessuno. Perchè non è la vostra vita che cambia, siete voi che cambiate.

Nella mia esperienza è stato come rivivere l'adolescenza in quaranta giorni: lo sconvolgimento ormonale che ti fa piangere ogni tre per due, i momenti di "non ce la farò mai" alternati ai momenti di "sì evvai sono una figa!", finché l'idea che c'è un cosino che da te trae vita, sostegno, nutrimento e amore non mette definitivamente radici dentro di te. La vostra adolescenza è stata una merda? Ecco, non è che qui sia meglio. Il lato positivo è che dura solo 40 giorni, o al massimo un paio di mesi, e poi risorgerete dalla crisalide più belle, colorate e leggere di prima.

sabato 3 settembre 2016

Lettera aperta alla mamma dell'ombrellone ventinove

Questa è una lettera aperta alla mamma il cui bimbo, oggi, ha assordato mezza spiaggia con le sue urla belluine. 

Cara mamma, mi dispiace. Mi dispiace soprattutto perchè, sicuramente, ti sarai sentita giudicata dalle decine di altre mamme che ti circondavano, con i loro bambini perfetti, silenziosi ed educati.

E invece le balle. Credimi, non ti abbiamo giudicato neanche per un minuto. Quelli di noi che c'erano già passati ringraziavano il Signore di non doverci più avere a che fare ma, soprattutto, ti capivano, compativano e facevano il tifo per te. Quelle che, come me, non ci sono ancora passate, tremavano al pensiero di che cosa avrebbero fatto loro, ti spiavano alla ricerca di una soluzione che potesse tornare loro utile in futuro e, soprattutto, ti capivano, compativano e facevano il tifo per te. 

Ti sarai sentita sola, stanca e soprattutto completamente esasperata da quella piccola peste, ma sei riuscita a lasciarlo strillare finché non ha smesso, guadagnandoti il silenzioso rispetto di tutte noi, che avremmo ceduto almeno venti volte prima di te. Perchè gli esperti son tutti bravi a parlare di lotte di potere e di bisogno di dare dei limiti, ma si vede che non hanno mai avuto a che fare con un bimbo *veramente* deciso a farti girare l'anima. 

Sei grande, mamma. Non so per che cosa strillasse il tuo pargolo, ma sicuramente ci penserà due volte prima di dar fondo alle proprie energie la prossima volta. E non preoccuparti per gli sguardi che hai ricevuto, da tutti noi sarai ricordata per sempre come la Mamma Eroica Dell'Ombrellone Ventinove. 

lunedì 20 giugno 2016

"Quando fate il secondo?"

Ecco un'altra cosa che mi manda ai matti. Lo so, sono tante, ma questo è il mio blog e quindi vi tocca sopportare. 

Sono passati sei mesi, ma fai anche sette/otto. Finalmente la Criatura comincia a dormire quelle sei-sette ore filate per notte che ti ridanno un minimo di parvenza umana e se hai molto, molto culo riesci anche a mangiare e a farti una doccia tranquilla. Nella media sei tornata al lavoro, hai rimesso ordine nello scompiglio che si è creato mentre eri via e ricominci ad assaporare il sogno di avere un giorno di nuovo una vita normale. 

Ed eccola lì, che ti si para davanti la domanda: 

QUANDO NE FATE UN ALTRO? 
AVETE GIA' COMINCIATO A PENSARE AL SECONDO?

Ogni volta che qualcuno mi rivolge una qualsiasi variante di questa domanda la mia prima reazione, d'istinto, sarebbe lasciar andare un NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO di petto che lascia la Callas indietro di un giro di pista. 

NO, CAZZO. Ho appena ricominciato a respirare, la Criatura ha cominciato ieri a stare seduta e grazie a Dio e a tutti li santi ancora non gattona quindi sono in un periodo di grazia, lasciami vivere!!! 

"Eh, però fate attenzione, non fate passare troppo tempo tra uno e l'altro, se no poi..."

Grazie, mi mancava un garbato promemoria della mia età e del fatto che già al primo giro sia stata catalogata come "primipara attempata", il che a 32 anni mi ha fatto sprofondare il morale sotto le scarpe. Ma chissenefrega, mia mamma il secondo l'ha fatto a 38 anni ed è venuto fuori benissimo, quindi ho ancora minimo quattro anni di buono. 

Eppoi, dai, non è mica una gara. Che c'avrà poi mai 'sto secondo che bisogna farlo entro un limite massimo? Fare i figli perché se no gli altri ti rompono le scatole, un ottimo motivo direi. 

Che poi, uno è troppo poco perchè i figli unici, bla bla. Tre sono troppi perchè poi come li mantieni e bla bla. Insomma, bisogna averne due. Possibilmente un maschio e una femmina perchè se sono due maschi poi bla bla. Possibile che siamo nel 2016 e il nostro ideale di famiglia è ancora la stramaledetta famiglia del Mulino Bianco? 

Scherzando, rispondo sempre che magari il secondo lo prendo già fatto. Scherza oggi, scherza domani, l'idea si è fatta strada. Escludo l'adozione perchè già è difficile adottare un bambino, mi sentirei di "rubare il posto" a famiglie che magari desiderano fortemente un figlio ma non lo possono avere; però la mia famiglia d'origine ha fatto l'esperienza dell'affido familiare. E' un percorso lungo e complicato, sia psicologicamente che emotivamente, quindi non lo prenderei sicuramente alla leggera, ma, per come la penso adesso, mi piacerebbe provare. Magari un giorno o l'altro convinco anche mio marito, chi lo sa. Vedremo. 

Per adesso NNNNNOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!

PS Per chi non ha mai sentito parlare di affidamento familiare: www.anfaa.it 

domenica 15 maggio 2016

Le madri snaturate vaccinano i propri figli.

Visto che il post precedente ha raccolto fin troppi consensi (grazie!) questa settimana cerco di recuperare la mia quota di odio e insulti. C'è un argomento che, quando ho inziato questo blog, sapevo che avrei dovuto trattare, peccato che il solo pensiero mi faccia venire l'orticaria: si tratta dell'argomento vaccini.

Prima di tutto, però
DISCLAIMER

in questo articolo parlo del calendario vaccinale infantile e cioè dell'esavalente (poliomielite, difterite, tetano, pertosse, epatite, emofilo), del pneumococco, del meningococco B, A,C,W e Y e del tetravalente (morbillo, parotite, rosolia, varicella). Non parlo quindi dei vaccini anti influenzali, del papillomavirus, del rotavirus e di tutti i vaccini "per adulti" (su alcuni di questi vaccini ci sono riserve anche da parte della comunità scientifica).

Ora, io su questo argomento ho un pensiero variabile e sfaccettato, che non è riassumibile in poche righe. Ah no, aspetta, forse sì:

VACCINATE I VOSTRI FIGLI.

Lo so, lo so. Quando vi arriva a casa la fatidica lettera che dice di presentarsi all'ambulatorio dell'ASL il giorno tale all'ora tale, tutti ci facciamo prendere dal panico. Pure io ho vacillato, nonostante le mie ferme convinzioni. Quel cosino piccino e inerme che stringiamo tra le braccia ci sembra ancora più piccino ed inerme, e l'idea di iniettargli torme di virus e batteri cattivissimi e potenzialmente mortali non ci sconfinfera proprio. L'istinto di protezione nei confronti della Creatura è potente e se anche solo osiamo digitare la parola "vaccini" su Google ci verrà fuori una caterva di siti antivaccinisti che predicono le peggio cose se permetteremo all'ago fatale di sfiorare la pelle dei nostri figlioli.

Ora, permettetemi di condensare una storia lunga e complicata in poche righe, esattamente come ho fatto prima con il mio pensiero.

Fino al 1998 nessuno si era messo in testa di contestare l'efficacia dei vaccini. E perché? Perché i vaccini salvavano la vita alla gente, era sotto gli occhi di tutti. La poliomielite, la difterite, la pertosse, il tifo erano ancora belli vivi e presenti nella mente della gente. Poi arrivò un piciu. Il nome di questo piciu era (anzi, è) Andrew Wakefield. Il simpatico Sig. Wakefield ebbe la bellissima idea di pubblicare uno studio sulla rivista Lancet (una rivista scientifica molto quotata) che sosteneva ci fosse una correlazione tra la somministrazione del vaccino trivalente MPR (morbillo, parotite e rosolia) e la comparsa dell'autismo (e di altre cose, ma fermiamoci all'autismo). Ora, se l'avesse sostenuto solo su Lancet, le sue parole sarebbero rimaste all'interno della comunità scientifica abbastanza a lungo da non fare danni. Sì, voglio dire, chi è che legge Lancet la domenica mattina sulla tazza? Ecco, ci siamo capiti. Invece il simpaticissimo ebbe anche l'idea di convocare una conferenza stampa e dire che il trivalente causava l'autismo. Apriti cielo. La percentuale di bambini vaccinati crollò di colpo quell'anno e gli anni a venire. Nel frattempo venne fuori che non solo il simpaticissimo aveva preso dei soldi (tanti soldi) per dire che il trivalente causava l'autismo, aveva anche brevettato una propria versione singola dei tre vaccini per lucrare sulla pelle di quelli che, spaventati, non avrebbero più voluto usare il MPR.

Insomma, la sua idea non era scoraggiare la gente ad usare i vaccini, anzi. Proprio perchè i vaccini funzionano, e anche lui lo sapeva, l'idea era di scoraggiare la gente ad usare il trivalente e arricchirsi vendendo i vaccini singoli. Peccato che la sua sfolgorante idea gli si sia ritorta contro, perchè la gente, spaventata, smise semplicemente di vaccinare i propri figli. Risultato? Nel 2013 in Gran Bretagna hanno fronteggiato la prima epidemia di morbillo da quando era stato introdotto il vaccino.

Nel frattempo il suo studio è stato screditato (nessuno è mai riuscito a replicarne i risultati, il che è fondamentale in qualsiasi studio scientifico ben fatto), la rivista Lancet l'ha ritirato (cosa che succede in pochi, gravissimi casi) e lui è stato radiato dall'albo. L'ho detto che è un piciu, no?

Ormai, purtroppo, il danno era stato fatto. La gente cominciò a dubitare dei vaccini e, naturalmente, venne fuori che i vaccini avevano degli effetti collaterali. Ovvio, verrebbe da dire: si tratta pur sempre di virus e batteri, anche se attenuati o morti, e grazie a Dio il nostro organismo reagisce e si difende.

SPOILER ALERT: E' PROPRIO QUESTO IL CONCETTO DEL VACCINO! Costringere il nostro organismo a reagire e a difendersi. Per quello è strano se a un bambino NON viene la febbre dopo il secondo vaccino!

Con questo non dico che bisogna vaccinare acriticamente i propri figli: leggete, per carità, informatevi, valutate, ponderate, pensate. Ma fatelo affidandovi a fonti sicure e scientificamente rilevanti, non dando ascolto a quelli che "al figlio di un mio amico è successo che..." Quella si chiama aneddotica, e non è scienza.

Su Un Pediatra Per Amico è uscito un bellissimo speciale sui vaccini proprio sul numero 1 del 2016 e se avete modo di reperirne una copia fatelo. Cito a caso dalla tabella riassuntiva:

ANTIPERTOSSE: massima incidenza nei primi 5 anni di vita; 7.000 casi all'anno prima della vaccinazione di massa, 800 dopo; nel primo anno di vita, mortalità di 300 bambini su 100.000; effetti collaterali del vaccino: pianto inconsolabile, febbre, sonnolenza, dolore e gonfiore nella sede dell'iniezione.

300 bambini su 100.000 muoiono. Febbre, sonnolenza, pianto, dolore e gonfiore? Sì, grazie!

ANTIMORBILLO: polmonite 1 bambino su 20, encefalite 1 bambino su 2.000, morte da 30 a 100 bambini su 100.000. Effetti collaterali: febbre subito ed entro 10 giorni, eruzione cutanea, mal di testa, vomito, malessere, dolori articolari.

Encefalite 1 su 2.000? Morte 30-100 su 100.000? Credo che mio figlio mi perdonerà un po' di vomito e di mal di testa.

E per tutti quelli che rimangono convinti che il vaccino possa causare l'autismo... vi capisco. Essendo una madre snaturata, già quando ero incinta ero terrorizzata all'idea che mio figlio potesse nascere autistico, o con qualche altro problema mentale. La disabilità fisica posso reggerla, quella sensoriale è storia di tutti i giorni e non mi fa paura, ma la disabilità mentale mi destabilizza, in special modo i disordini di spettro autistico. Per questo mio marito, che non ne poteva più di vedermi in ansia, mi ha letto quali sono i segnali di allarme a cui fare attenzione quando i bambini sono piccoli. Eh sì, perchè la maggior parte dei disordini di spettro autistico vengono diagnosticati tardissimo, intorno ai 4 anni, perchè nella maggior parte dei casi i genitori semplicemente non sanno quali sono i segnali precoci dell'autismo e si rendono conto che "qualcosa non va" solo molto tardi.

Quindi prendete nota: il vostro bambino potrebbe essere autistico se dimostra tutti o alcuni di questi sintomi:

Difficoltà ad instaurare contatto oculare;
Assenza di risposta al sorriso sociale;
Assenza di risposte di orientamento a stimoli sonori o al proprio nome, anche se pronunciato da persone famigliari;
Difficoltà a seguire con lo sguardo oggetti in movimento;
Assenza di gesti comunicativi come indicare, salutare con la mano ecc..;
Difficoltà a seguire con lo sguardo il movimento di indicare delle altre persone;
Assenza di comportamenti appropriati per richiamare l’attenzione degli altri;
Difficoltà a esternare manifestazioni di affetto o a riceverle da altre persone;
Assenza del comportamento di allungarsi per essere preso in braccio;
Assenza del comportamento imitativo;
Difficoltà a mettere in atto giochi con altri bambini;
Difficoltà a richiedere aiuto o oggetti/attività desiderati.

E ora via ai commenti! Il primo lo scrivo io: "Bello il tuo post, però i vaccini causano veramente l'autismo, perchè al gatto del cugino del cognato del parrucchiere di mio nipote..."

PS Se volete approfondire su un sito serio e non su un blog di baggianate come il mio:
http://medbunker.blogspot.it/p/lista-dei-post.html

domenica 1 maggio 2016

(Non) lettera alla mia (non) futura nuora.

In tanti hanno risposto alla "Lettera alla mia futura nuora" che gira su Facebook da qualche tempo, ma visto che sta ancora mietendo vittime, nonostante la stessa autrice abbia fatto retromarcia ho pensato di dare il mio personale contributo. Se non sapete di cosa sto parlando, tiè: divertitevi.

Quindi, cara "futura nuora", sono anch'io una "mamma di maschio", come si firma l'autrice della lettera incriminata. Al contrario suo, però, io sono felice di aver avuto un figlio maschio. Oddio, sarei stata felice anche di avere una figlia femmina, ma non è questo il punto: il punto è che non avevo una "lista di nomi femminili infinita", avevo un nome per una femmina e uno per un maschio e quando tutti mi chiedevano "preferisci un maschio o una femmina?" io facevo spallucce. Per me la cosa più importante era che mio figlio/a fosse sano/a. Che può sembrare una risposta paracula, ma era la vera verità. Altro che "tanto è femmina, me lo sento!". Brava, facciamolo sentire subito in colpa 'sto creaturo. Neanche il genere giusto è stato in grado di azzeccare. Appena nato, già sbagliato. Povero figlio.

Non ho mai pensato che avere un figlio maschio mi inserisse automaticamente nella odiatissima categoria delle suocere. Non perchè voglio salire in cattedra e dire "io non sarò come le altre suocere", ma perchè a) è un pensiero che mi proietta in un futuro troppo anteriore e b) perchè dà per scontato un po' troppe cose. Insomma, già faccio fatica a pensare a quando mio figlio farà l'asilo, figurati se ho voglia di mettermi a pensare a quando si sposerà. E poi, giusto per mettere DUE ASPETTATIVE DUE sulle spalle della Creatura, sto già presupponendo che: a) si voglia sposare, b) si sposi, c) sia un matrimonio eterosessuale. Per carità, spero di cuore che se e quando mio figlio si vorrà sposare il mondo sia già ad un punto in cui nessuno gli faccia storie su chi vuole sposare, ma se invece di una nuora ti toccasse un genero? Ci hai pensato, cara la mia mamma di maschio?

Vogliamo parlare dello shopping? No, non parliamone, va'. Diciamo solo che io, da brava mamma di maschio, sono ben felice di poter correre al supermercato, tirar su di corsa due pantaloni e due magliette, superare di corsa la fila di mamme che stanno discutendo se la loro figlioletta stia meglio in rosa confetto o in fucsia, pagare (di meno, perchè i vestiti più sono semplici e meno costano) e tornare a casa da mio figlio a giocare a fare i travasi con la farina. E più ci sporchiamo, meglio è.

Le ho viste, ai giardinetti, quelle povere bimbe (ma anche bimbi, diciamoci la verità) impupazzate in quei costosissimi micro-vestitini per adulti che non si possono muovere, correre, saltare, insomma, non possono fare niente altrimenti sudano e si sporcano. Poverine. Ma questo per me non cambierebbe neanche se avessi una figlia femmina: ho fior fiore di amiche che da piccole correvano, giocavano e si sporcavano come e quanto i loro coetanei maschi e sono venute su benissimo. E, solo per accennare l'argomento bambole, io da piccola le buttavo giù dal balcone in giardino e facevo finta che fossero le vittime di un incidente aereo. Per dire. E l'ultima volta che ho controllato i cromosomi X ce li avevo al posto giusto.

E poi, cara la mia mamma di maschio, solo per precisare: le lotte tra Spiderman e l'uomo d'acciaio nun se po' senti'. O dici Uomo Ragno e Uomo d'Acciaio o dici Spiderman e Iron Man, e da qui si capisce che non sei veramente mamma di maschio, perchè i bambini su certe cose sanno essere pignoli che neanche il tizio dei documentari che divide a mano le foglioline di té verdi da quelle nere.

La verità è che ha ragione Elena Gianini Belotti: ci sono più differenze all'interno dello stesso genere (cioè tra maschi e maschi o tra femmine e femmine) che non tra i due generi. Esistono maschietti dolci, teneri, emotivi e coccoloni ("femminili") e femminucce toste, volitive, forti e indipendenti ("maschili"). Solo che non si conformano agli stereotipi di genere, e quindi vengono cazziati finché non lo fanno. Poveri figli.

(Nota: se non conoscete Elena Gianini Belotti e siete mamme, non importa se di maschi o di femmine, leggetevi "Dalla parte delle bambine", che è una pietra miliare).

Ma entriamo nel vivo, cara la mia "futura nuora", vuoi? Io non crescerò mio figlio perchè "ti aiuti in casa", crescerò un uomo che sappia prendersi le proprie responsabilità e condividere con chiunque gli tocchi in sorte il lavoro domestico. "Che ti aiuti" dà per scontato che "la casa" sia una tua responsabilità e che lui sia tanto bravo e tanto dolce a darti una mano, a te che poveretta sei un'incapace e non riesci a fare tutto da sola (sottinteso, mica come me...). No cara nuora, su questo siamo dallo stesso lato: ad ognuno la sua parte, sempre e comunque. E cazzialo quando non fa il suo, mi raccomando.

Crescerò un figlio che la parmigiana se la saprà fare da solo, altro che "come la mia non ce ne sono". Che se ad una certa mi chiederà ancora di cucinare, lavare e stirare per lui verrà accolto a calci nel sedere. E non preoccuparti, non lo chiamerò tutti i giorni, e neanche farò una di quelle robe tipo chiamare te per chiedere se lui ha mangiato, si è vestito, si è lavato il sedere. Non sarò una di quelle mamme che pretenderà di sapere sempre quali sono i suoi gusti, perchè so perfettamente che i gusti con il tempo cambiano e non è detto che se a sei anni gli piacevano gli spaghetti con la peperonata gli piaceranno ancora a trent'anni (che tanto lo so che li mangerà per farmi contenta e poi si lamenterà con te dicendo che tanto sua mamma è fatta così...)

Non pretenderò da te una riconoscenza che non mi spetta... perchè se è vero che quel figlio io l'ho generato, è anche vero che non mi appartiene e io non sono stata l'unica influenza sulla sua esistenza: se sarà diventato un uomo meraviglioso sarà merito anche e soprattutto di suo padre, dei suoi insegnanti, dei suoi modelli di riferimento e di chi per essi.

E poi, cara nuora, non ti tratterò mai, mai, mai e poi mai come una figlia. Perchè tu la mamma ce l'hai, e grazie al cielo di mamma ce n'è una sola. Perchè essere mamme non vuol dire essere automaticamente le migliori del mondo, anzi... vuol solo dire vivere alla giornata e sperare di non fare troppi danni!

Con affetto, una mamma che ha fatto del suo meglio.

lunedì 25 aprile 2016

Sono mamma, aiuto!

Questo blog nasce da un malessere.

Grazie tante, direte voi, se nasceva da un benessere si sarebbe chiamato "mamma felice" o "mamma fortunata", invece no, "madre snaturata", eccerto che nasce da un malessere.

Grazie per la comprensione. Dicevo, questo blog nasce da un malessere, da quell'ossessione strisciante di essere una cattiva madre che, se hai la fortuna di avere una bassa autostima come la mia, affronti tutte le mattine quando ti guardi allo specchio. E tutte le sere. E tutti i mezzogiorni. Insomma, ho reso l'idea.

L'alternativa era aprire un blog o andare da una psicologa e pagare 50 euro all'ora. Diciamo che, tra le due strade, ho scelto quella più divertente. E più economica, se vogliamo proprio sta' a guarda' er capello.

L'idea mi è venuta guardando un film. E fin qui niente di strano, tutte le idee mi vengono guardando film o leggendo libri, mica sono una da idee mie io, preferisco rub- cop- elaborare quelle degli altri.

La scena era questa (dal minuto 1:00 al minuto 1:48)



Il film si chiama PRIDE, e se non l'avete visto vergognatevi e andate subito a vederlo.

"Quando qualcuno ti rivolge un insulto, te lo tieni e lo fai tuo." Ora, nessuno mi ha mai detto che ero una madre snaturata (anche perchè se l'avesse fatto in questo momento mi stareste portando le arance in carcere) ma sapete, non che se dici ad una persona di smettere di mangiare quella la mattina dopo si sveglia anoressica. No, è un processo più lungo, difficile e tortuoso, e comprende il far sentire le persone in una certa maniera. Nello specifico, farle sentire stupide e inadeguate.

Nessuno mi ha mai detto che sono una cattiva madre, ma l'infermiera che sbuffa mentre ti aiuta per l'ennesima volta ad attaccare tuo figlio al seno perchè ancora non hai imparato, il pediatra che ti parla con tono accondiscendente, le occhiate delle altre mamme, i siti Internet, le riviste, i consigli della gente per strada (se non siete ancora diventate mamme: sì, la gente vi darà consigli ovunque. Ma su questo argomento ci tornerò, non temete), tutto cospira a farvi (farci) sentire stupide e inadeguate.

E allora?

Be', la cosa migliore è mettergliela nel frac. Come? Informandosi. Ma mica digitando su Google, che è la cosa peggiore che possiate fare. L'avete già fatto? Bene, allora sapete cosa intendo. Su Internet si trova tutto e il contrario di tutto, quindi va per forza preso tutto con le molle. Serve una capacità di giudizio e raziocinio che, se avete passato le ultime sei notti in bianco, per forza non avete.

E come, quindi?

Grazie per la domanda. Innanzitutto consultorio pediatrico. Ne avete sicuramente uno di riferimento, chiamate la vostra ASL e chiedete. Andate a pesare vostro figlio tutte le settimane, possibilmente nell'orario di punta: le migliori amicizie tra mamme nascono proprio nella sala d'aspetto del consultorio. Normalmente, poi, il personale del consultorio è attrezzato per affrontare anche le più rompipalle delle mamme, quindi ROMPETE LE PALLE. Qualsiasi cosa vi preoccupi, vi disturbi o vi intimorisca tirate su il telefono e chiamate. Vi hanno regalato la bilancia e potreste controllare il peso comodamente da casa? Buttatela, regalatela oppure chiedete a qualcuno di nasconderla a vostra insaputa in un posto dove voi sicuramente non la troverete mai. Una bilancia in casa espone al rischio insidioso della doppia pesata (mai fare la doppia pesata, ma su questo torneremo) e soprattutto vi lascia sola a macerarvi nei dubbi e nelle ansie. CONSULTORIO. PEDIATRICO.

Se allattate al seno e avete problemi (e novanta su cento li avrete, non perchè siete cretine ma perchè è normale) un'ottima risorsa è la Lega del Latte: 199 432326 dalle 8 alle 20 tutti i giorni. Non fatevi spaventare dal fatto che è un numero a pagamento, se chiamate da fisso la tariffa è la classica tariffa urbana. Avete solo un cellulare? Cercate nell'apposita sezione del loro sito una consulente nella vostra zona e chiamate direttamente lei, oppure mandate un'e-mail: rispondono a tempo zero. Perchè? Perchè sono mamme anche loro, e sanno come ci si sente.

Infine, se dovete proprio digitare qualcosa su Internet, digitate www.uppa.it. UPPA sta per Un Pediatra Per Amico e, se date retta a me, il loro sito diventerà il vostro migliore amico. Su alcune cose sono un po' talebani (l'autosvezzamento, per esempio) ma, al netto dei (pochi) estremismi rimane comunque la migliore fonte di informazioni (verificate, scientifiche, provate) a cui una mamma possa aspirare. Perchè? Perchè vi faranno PENSARE. Non vi diranno "è così" e basta, vi diranno "è così perché", il che, in un momento in cui le tradizioni, le superstizioni e l'irrazionalità prendono il sopravvento non è per niente scontanto.

L'importante è ricominciare a pensare. Da lì in poi è tutta in discesa.

PS Se UPPA vi piace e volete dar loro una mano, potete abbonarvi al bimestrale cartaceo: costa una sciocchezza ed è ancora meglio del sito. La Leche League invece si accontenta del vostro 5 per mille, trovate il codice fiscale sul sito.

sabato 16 aprile 2016

La Madre Snaturata

Eccomi qua. Sono io, la madre snaturata. 

La madre che scrive blog invece che passare l'aspirapolvere, rifare il letto o preparare il pranzo per il suo devoto maritino. 

La madre che, porca miseria, vorrebbe dormire invece che allattare tutte le notti quella creaturina. 

La madre che dice porca miseria. E anche cazzo. E anche di peggio. Il tutto, naturalmente, davanti alla Criatura, che per adesso non capisce ma sicuramente più avanti le ripeterà. Ho letto da qualche parte che i neonati imparano tutte le parolacce nelle prime sei settimane di vita: se è così, sono fottuta. 

Ops, ho detto fottuta. 

La madre che se ne frega dei consigli degli altri. Anzi, peggio: li chiede, con un'insistenza che rasenta la rottura di coglioni, e poi li ignora e fa di testa sua. 

(Devo aggiungere anche "coglioni" alla lista delle parole proibite.)

La madre che non sa niente della Nuova Pedagogia, sia essa Steineriana, Montessoriana o cos'altro. E mica si informa, ma va', anzi: se ne stropiccia allegramente e continua a cantare a suo figlio canzoncine che parlano dell'uomo nero. 

La madre che, quando ha sentito parlare di "politicamente corretto" per quanto riguarda l'educazione dei bimbi, si è messa a ridere. E mica poco. 

La madre che va bene mio figlio, ma io voglio tornare a lavorare, perché il lavoro fa parte di quello che sono. Perché lavorare mi piace e non ho voglia di fingere che sia una croce stare separata da mio figlio per quattro ore al giorno.

La madre che sa perfettamente che dovrebbe scrivere suo/a figlio/a, ma tanto per cambiare, se ne frega. 

La madre che sì, va bene essere mamma, ma mio marito continua ad essere la persona più importante per me. Non mio figlio. Cosa che, da sola, basta ad attirare le occhiatacce di tutte le mamme e le nonne e le zie e tutti i vari parenti assortiti, ancora di più delle parolacce. 

La madre che si sente continuamente additare come una cattiva madre, perché, diciamo la verità, per essere delle brave madri bisogna sforzarsi di essere perfette 24 ore su 24, 7 giorni su 7, mentre per essere considerate delle cattive madri basta un piccolo errore, un'imperfezione, una sbavatura. 

E quindi, care le mie mamme che state leggendo, io sono la madre snaturata. Sono quella vocina che vi sussurra all'orecchio che no, non avete voglia di fare l'ennesima lavatrice, volete solo spaparanzarvi sul divano con un buon libro finché il diavoletto non si sveglierà di nuovo. Ogni tanto riuscite a farmi stare zitta, ma sia io che voi sappiamo che sarà per poco. 

Perché ogni madre, in fondo al suo cuore, è una madre snaturata.